L´Optical Art (anche Op Art) comincia a svilupparsi intorno agli anni Sessanta in America. Attraverso l´accostamento di colori, l´utilizzo di forme geometriche e il senso di movimento che ne deriva l´Op Art vuole coinvolgere lo spettatore all´interno di un gioco illusionistico.
Sviluppi storici
Per capire le origini dell´Op Art dobbiamo fare un passo indietro e ricordare il gruppo artistico De Stijl (Neoplasticismo) che nasce agli inizi del Novecento nei Paesi Bassi e i cui principali esponenti furono Theo van Doesburg e Piet Mondrian (1872-1944). Obiettivo di Mondrian era il raggiungimento della struttura ideale dello spazio attraverso rapporti proporzionali tra colori e zone della superficie.
L´Op Art si ispira anche al pittore tedesco Josef Albers (1888-1976), docente presso la scuola di architettura, arte e design Bauhaus, che dedicò i suoi studi alla percezione dei colori, delle forme, delle linee, delle superfici e all´illusionismo ottico.
Se a queste esperienze e movimenti artistici aggiungiamo anche il dinamismo tipico dei Futuristi riusciamo a capire meglio lo sviluppo delle forme illusionistiche dell´Op Art.
Principali esponenti dell´Optical Art
Tra gli iniziatori della Op Art troviamo Joseph Anuszkiewicz interessato alle illusioni ottiche che si sviluppano attraverso l´accostamento di colori di diversa intensità e stesse forme geometriche.
Tra i principali esponenti della Op Art ricordiamo il dinamismo delle opere in bianco e nero della pittrice inglese Bridget Riley (1931).
Altro artista rappresentativo della Op Art è l´argentino Julio Le Parc (1928) che ha come obiettivo la modificazione della percezione dell´equilibrio attraverso giochi di luce e deformazioni delle informazioni visuali.
L´esponente più conosciuto della Op Art è sicuramente l´artista franco-ungherese Victor Vasarely che sviluppa il suo linguaggio cinetico attraverso l´accostamento di figure geometriche, di colori complementari, semplici variazioni cromatiche o formali.